#storiainpillole: Agrigento, la città dei Telamoni
/Agrigento fu fondata intorno al 580 a.C. da alcuni coloni Geloi che le diedero il nome del fiume che scorreva nelle vicinanze, Akragas, e che ne determinava i confini geografici. La tradizione indica come suoi fondatori Aristinoo e Pystillo che ne fecero una colonia di Rodi.
La prima parte abitata dalla città fu quella dei due colli, dell'acropoli e della "rupe atenea", circostanza che denota il carattere eminentemente difensivo del nuovo insediamento. L'antica Agrigento si ingrandì rapidamente e rappresentò una base importante per l'espansione della civiltà greca in Sicilia.
Il periodo della dominazione greca (che fu accettato abbastanza bene dalle popolazioni autoctone) fu caratterizzato da vicende politiche ed economiche alterne. Drammatica, per i contraccolpi che ebbe sulla vita civile della città, fu la contrapposizione fra regimi democratici e tirannici. Il primo tiranno di Agrigento fu Falaride (570-554 a.C.), universalmente ricordato come il prototipo del despota crudele che nel famoso 'toro di falaride', toro di ottone citato nel ventisettesimo canto dell'Inferno di Dante, faceva arrostire vivi i propri nemici.
Il V secolo a.C. segna l'avvio delle grandi opere monumentali e l'edificazione dei templi nella celeberrima Valle. Dapprima sotto la tirannide di Terone ma soprattutto durante la stagione democratica, di cui il filosofo akragantino Empedocle fu artefice, ebbe notevole sviluppo l'edilizia monumentale più significativa sotto il profilo dell'immagine di città sacra che Akragas ha tramandato ai nostri giorni. Tra il 450 e il 410 a.C. furono costruiti i templi di Era (Giunone), della Concordia, dei Dioscuri, di Efesto e di Esculapio ubicato fuori le mura di cinta.
Nel 210 a.C. la città subì l'assedio dei Romani che la conquistarono e ne modificarono il nome in Agrigentum. Con i Romani la città conobbe fasi economiche e sociali alterne.
Successivamente nei tre secoli di dominazione bizantina (dal 535 d.C.) la città subì un notevole regresso economico e culturale, accentuato dal regime fiscale e vessatorio. In questa fase storica Agrigento respinse le imposizioni di Bisanzio, così come l'ordine di distruggere i templi pagani. Il dominio bizantino durò fino alla conquista islamica della Sicilia e la conseguente dominazione musulmana, che portò Palermo ad essere il centro principale del potere.
Questo periodo di egemonia apportò importanti innovazioni a livello artistico e culinario, creando un miscuglio tra cultura orientale e locale. Agrigento prese il nome di Gergent ed ebbe un periodo complessivamente di decadenza e di ridimensionamento del territorio.
Con l'arrivo dei normanni (1087) la città prese il nome di Girgenti e aumentò il suo potere sociale e la sua prosperità economica. Si hanno nuove interessanti edificazioni come la Cattedrale e la Chiesa di S. Maria dei Greci.
Nei secoli seguenti la città divenne residenza di baroni e di religiosi e il centro cittadino si spostò dalla zona del Duomo a Via Atenea, attuale corso della città.
La città mantenne il nome Girgenti fino al 1927 quando riprese il toponimo romano e il nome divenne Agrigento.
Una passeggiata nella Valle dei Templi e nel centro storico permette al visitatore di conoscere millenni di storia e scoprire i segni vividi dei popoli che l'abitarono (greci, romani, bizantini, arabi, normanni).
La città da sempre ha esercitato un fascino senza eguali nell'animo e nel cuore dei tanti viaggiatori che le hanno dedicato bellissime liriche, illustrazioni, annotazioni e ricche pagine di cultura.
Pindaro: Agrigento è la più bella città dei mortali
Lo scrittore e poeta Goethe scrisse "Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole... Dalla finestra vediamo il vasto e dolce pendio dell'antica città tutto a giardini e vigneti, sotto il folto verde s'indovina appena qualche traccia dei grandi e popolosi quartieri della città di un tempo. Soltanto all'estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s'alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del Tempio di Giunone; ma dall'alto l'occhio non scorge le rovine di altri templi ... corre invece a sud verso il mare".
Il drammaturgo Luigi Pirandello sottolineò come "... Agrigento circondata da ogni parte da immensi tappeti vellutati di verzura... sotto il turchino intenso e ardente cielo"
La scienziata Rita Levi Montalcini dichiarò "Agrigento, con la sua valle dei Templi, con sua cultura normanna ed araba, chiaramontana e spagnola, con tutta la sua storia umana, sciasciana e pirandelliana è una città bellissima".
Il giornalista e scrittore Enzo Biagi affermò convinto "Valle dei Templi patrimonio dell'umanità. Una delle più belle meraviglie del mondo".