Premio Telamone: Filippo Dispenza, uomo delle Istituzioni a servizio della sicurezza e dei cittadini

Il Prefetto Filippo Dispenza è stato insignito del Premio Telamone nel 2014 per l'alto profilo professionale e lo spessore umano dimostrato nel corso della sua brillante carriera. Un uomo delle Istituzioni, oggi Direttore della Direzione Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, che negli anni ha servito lo Stato con alto senso di responsabilità, elevando il rispetto e la salvaguardia della legalità ad una delle sue ragioni di vita.

Filippo Dispenza è oggi Direttore della Direzione Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato del Dipartimento di Pubblica Sicurezza.

Filippo Dispenza è oggi Direttore della Direzione Centrale per gli Affari Generali della Polizia di Stato del Dipartimento di Pubblica Sicurezza.

Un esempio per le giovani generazioni che intraprendono la missione di agenti della Polizia di Stato, onorando la solennità dell'impegno con le Istituzioni e rappresentando un solido punto di riferimento per i cittadini.

Abbiamo incontrato il Prefetto Dispenza per una breve intervista e per ricordare insieme l'esperienza del Premio Telamone.

Il Premio Telamone riconosce il forte impegno professionale e umano per una visione talentuosa e costruttiva della Sicilia.  Qual è il Suo rapporto con la Sicilia e, nello specifico, con Agrigento?

Da sempre porto nel cuore lo straordinario patrimonio umano, culturale e civile che la Sicilia mi ha trasmesso, benché le circostanze della vita mi abbiano portato a trasferirmi a Torino con la mia famiglia da ragazzo, dopo aver frequentato il Ginnasio al Liceo Classico Empedocle di Agrigento. Fin dai tempi del Liceo classico Massimo D’Azeglio di Torino, dove specie i miei compagni di scuola mi vedevano (eravamo alla fine degli anni Sessanta) come un corpo estraneo e misterioso, essendo l’unico allievo che proveniva da una regione a sud del Po, ho affermato la mia identità di siciliano che cercava di fare sempre onore alla propria magnifica e straordinaria terra, culla della cultura e della civiltà universali. Credo che, specie dopo le stragi di mafia, in Sicilia ci sia stata una rivoluzione etica e civile e che le nuove generazioni abbiano finalmente preso coscienza che devono essere artefici del proprio destino e del proprio avvenire, nel pieno rispetto delle leggi e delle regole.

Oggi, torno sempre volentieri in Sicilia che considero casa mia.

Cosa ha significato per lei il riconoscimento del Premio Telamone e come lo ricorda?

Sono orgoglioso di essere stato insignito del Premio Telamone, che per me rappresenta il riconoscimento più significativo per l’impegno sempre profuso a salvaguardia delle istituzioni repubblicane e della sicurezza dei cittadini del nostro Paese.

Il Telamone costituisce poi per me un forte richiamo etico della mia terra natia, perché identifica il baluardo a difesa e sostegno del tempio della Concordia, assoluto simbolo di pace tra i popoli.

E ricordo ancora la mia gioia nell’apprendere dell’assegnazione del riconoscimento: la mia terra che si ricordava di me. La terra la cui alta dignità cercavo di diffondere ed esportare in tutto il mondo, più volte, nello svolgimento delle mie funzioni a tutela della comunità nazionale ed internazionale.

In un periodo di palese difficoltà economica globale e di crescente disagio anche sociale, cosa si sente di consigliare alle giovani generazioni siciliane?

Per quanto concerne le nuove generazioni, ai ragazzi di oggi, viste le difficoltà oggettive che si  incontrano ovunque, posso solo ripetere quello che ho ribadito ai tanti giovani incontrati nel corso delle mie esperienze professionali: mai barattare la propria dignità e la propria libertà con promesse e scorciatoie che non siano in sintonia con le leggi ed il rispetto del prossimo. Ribellarsi ai cattivi esempi e modelli, anche di origine familiare, che possano indurre a scegliere facili sentieri e condurre a prevaricare i diritti degli altri. E ribellarsi soprattutto a ogni sistema che abbia la corruzione come filo conduttore. La corruzione che, da sempre, rappresenta il cancro sociale dell’umanità.

Infine alle nuove generazioni invito ad avere il coraggio delle proprie scelte, anche se questo comporta rischi e sacrifici immani. Affermare e determinare se stessi vuol dire raggiungere la più profonda libertà e la più grande gioia.