Sarah Zappulla Muscarà al Premio Telamone 2017

Di cultura si vive eccome ed è nella promozione e valorizzazione del patrimonio culturale siciliano che risiede la vera opportunità di lavoro per i giovani di questa terra.
In estrema sintesi è questo ciò che emerge dalla nostra chiacchierata con Sarah Zappulla Muscarà, Ordinaria di letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere all’Università di Catania, nonché ricercatrice, filologa e fondatrice dell’Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano.
Una professionista che ha fatto delle sue passioni e del suo amore per la letteratura e per i grandi autori siciliani a cavallo tra Ottocento e Novecento una vera missione umana e professionale.
Ecco cosa ci ha raccontato quando l’abbiamo incontrata lo scorso 2 dicembre nella giornata dedicata al Premio Telamone 2017.

Il Premio Telamone 2017 ha voluto riconoscere il suo decennale impegno professionale e culturale. Qual è stata la cifra distintiva del suo percorso professionale?

Devo ammettere che alla base della mia carriera professionale c’è sempre stata una cosa: la passione. Come docente universitaria e come ricercatrice ho avuto l'enorme fortuna nella vita di aver fatto, e di continuare a fare, un lavoro che mi appassiona e che mi gratifica. Mi piace pensare che questa sia la prima cosa che io riesca a trasmettere ai miei allievi: sono loro che mi confermano ogni giorno di innamorarsi degli autori che trattiamo in aula perché vedono in me tanto entusiasmo. Di questo non posso che esserne lieta perché sono personalmente convinta che non si può trasmettere amore se non lo si prova nel profondo. E io amo il mio lavoro.

La seconda fortuna che ho avuto è legata alla mia terra, la Sicilia. Vivendo a Catania ho potuto scegliere di occuparmi di autori straordinari. Ricordiamo che la cultura italiana tra ‘800 e ‘900 è di fatto una cultura geograficamente siciliana anche se poi Verga, Capuana, Pirandello e Brancati solo per citarne alcuni, sono autori di respiro internazionale.
Vivendo qui ho potuto scegliere di dedicarmi anche alla ricerca: a me piace in particolar modo ricercare materiale, documenti, testimonianze inedite su questi grandi del nostro tempo per conoscere, e far conoscere, su di loro altri spaccati di vita e punti di vista.
Ho avuto la fortuna, negli anni, di trovare molto materiale inedito. Uno degli ultimi in ordine di tempo è il carteggio d’amore tra Federico De Roberto e una nobildonna milanese, tale Ernesta Valle che ho pubblicato di recente. Perché è affascinante? Perché in quelle lettere non c’è solo una storia d’amore, unica nel suo genere, ma c’è anche un dettagliato spaccato dell’Italia di quegli anni che è estremamente interessante.
E ancora, in occasione del 150 esimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello che decorre quest’anno, stiamo facendo conoscere in Italia e nel mondo un volume illustrato “Pirandello: la Famiglia e l’epoca per immagini” edito da La Nave di Teseo, una ricchissima raccolta di 632 foto che seguono l’intero percorso esistenziale e artistico del drammaturgo, per conoscere di lui frequentazioni, viaggi ed esperienze attraverso la forza delle immagini. (Dal 20 gennaio 2018 presso il Teatro di Villa Torlonia a Roma, ndr).

Cosa vuol dire fare cultura oggi?

Periodicamente si assiste al riemergere di un’affermazione che personalmente non condivido, ovvero che con la cultura non si mangi. Persino all’università spesso si mira a favorire con finanziamenti e attività le facoltà scientifiche nella convinzione che esse diano più possibilità di lavoro.
Io sono convinta, invece, che con la cultura si vive eccome. Se la intendiamo nel suo senso più ampio, con la valorizzazione e promozione dei nostri patrimoni si può vivere, guadagnare e fare persino attività di attrazione internazionale.
Tanto più in un momento di prolungata crisi come quella che stiamo vivendo in cui abbiamo bisogno di trovare strumenti per contrastarla, senza piangersi addosso. Una terra come la Sicilia che ha due grandi patrimoni, ovvero le bellezze naturali, archeologiche e monumentali e una letteratura straordinaria, potrebbe vivere di questo per sempre. Siamo fortunati da una parte perché oggi si preferisce di gran lunga un turismo culturale a quello meramente naturalistico: non si cercano solo mare e montagna ma si cerca sempre di più anche la ricchezza culturale. La Sicilia in questo senso, ha ben pochi rivali.

Quale suggerimento darebbe ai giovani?

Fate ciò che amate. Se c’è passione ed entusiasmo tutto è possibile e ogni sacrificio lo si affronta col sorriso. Poi, ovviamente, dopo aver trovato la vostra direzione mettete nel lavoro impegno e volontà ferrei, perché nulla si produce dal disimpegno!

Cosa rappresenta per lei il riconoscimento che le conferisce il Premio Telamone 2017?

Essere qui con la mia testimonianza mi riempie di gioia non solo perché sono professionalmente legatissima ad Agrigento ma anche perché da anni sono in rapporti di consonanza amicale con il dott. Paolo Cilona: ringrazio lui e la Presidente Chiara Cilona per avermi pensata e per avermi dato quest'occasione di manifestare ancora una volta il mio amore per questa terra fertilissima di ingegno.